Solenne celebrazione vaticana per ringraziare a nome di tutto il mondo cattolico il dono del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest

04 Gennaio 2022

Il 15 dicembre nella Chiesa di San Gioacchino in Prati ha avuto luogo la “Messa delle Nazioni” organizzata dall’Associazione Donne in Vaticano in concerto con l’Ambasciatore d’Ungheria, S.E. il Sig. Eduard Habsburg-Lothringen, in preparazione del Santo Natale e come atto di ringraziamento per il dono del 52°esimo Congresso Eucaristico Internazionale, tenutosi a Budapest dal 5 al 12 settembre. La solenne celebrazione eucaristica, presieduta da P. Federico Lombardi S.J., l’assistente spirituale dell’Associazione è stata conclusa con il breve discorso dell’Ambasciatore. Hanno concelebrato il P. László Vértesaljai S.J., responsabile della sezione ungherese di Vatican News e altri due sacerdoti ungheresi del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese in Urbe che perfezionano i propri studi a Roma.

La Chiesa di San Gioacchino in Prati, detta anche Chiesa delle Nazioni è stata scelta per l’incontro perché fu costruita alla fine del XIX secolo con le donazioni di 27 nazioni di tutti i continenti per promuovere il culto eucaristico, l’Adorazione Riparatrice in tutto il mondo cattolico. Quattordici di questi paesi sono rappresentati anche con le proprie cappelle nazionali all’interno dell’edificio.

Come si legge sul sito dell’Associazione Donne in Vaticano https://donneinvaticano.org/activity/d-va-congresso-eucaristico-avvento-chiesa-san-gioacchino-in-prati/ le parole del Rev. P. Lombardi, pronunciate all’inizio della sua omelia sono una sintesi perfetta del pomeriggio del 15 dicembre:

“Siamo nel cuore dell’Avvento, ormai prossimi al Natale; siamo in una chiesa nata per la celebrazione e l’adorazione eucaristica e per l’unione dei popoli intorno all’Eucarestia; sentiamo il forte influsso spirituale che ci proviene dal Congresso Eucaristico Internazionale di tre mesi fa a Budapest”.

P. Federico Lombardi, ex direttore generale della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano, ex portavoce e direttore della Sala Stampa della Santa Sede, oggi Presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger Benedetto XVI e Padre spirituale dell’Associazione Donne in Vaticano ha continuato così nella sua omelia:

“Ma devo anche farvi notare che i bellissimi paramenti che indosso sono proprio quelli preparati per il Congresso eucaristico di Budapest. Anche se siamo in Avvento, quando si usano paramenti viola, il parroco ci ha autorizzato a usare questi paramenti, perché questa terza settimana di Avvento è detta “gaudete”, cioè della gioia. Sono stati disegnati e preparati da suor Maria Agar, con le sue consorelle Pie Discepole, che sono qui presenti e ringraziamo. Vedete che vi è il simbolo dell’Eucarestia, con la croce sull’ostia e il profilo del calice, e da esso discendono correnti di acqua sempre più abbondanti. È una splendida rappresentazione del logo del Congresso e del suo motto, che è appunto: “Sono in te tutte le mie sorgenti”: da Gesù Eucarestia viene il fiume di grazia che irriga e feconda tutto il mondo. E il simbolo del fiume richiama anche il luogo del Congresso, Budapest, sulle rive del grande fiume Danubio che attraversa e unisce tanti paesi diversi.

Ma ora riprendiamo le mosse dallo spirito dell’Avvento. Ogni giorno finora, a partire dall’inizio dell’Avvento, abbiamo ascoltato letture del Profeta Isaia, il grande annunciatore della venuta del Messia Salvatore. Nei suoi discorsi e nelle sue visioni, il profeta ha moltiplicato le immagini con cui aiutarci ad alimentare l’attesa e la speranza, a intuire i diversi aspetti della salvezza che il Signore ci vuole donare.

Fra queste immagini alcuni giorni fa c’è stata quella del banchetto che il Signore prepara sul monte. Egli annunciava “un banchetto di grasse vivande per tutti i popoli, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati” (Is 25, 8), un banchetto gioioso, perché le lacrime verranno asciugate da ogni volto, la condizione disonorevole del popolo peccatore e umiliato scomparirà, e la morte sarà eliminata per sempre. Il Vangelo dello stesso giorno ci parlava del compimento di questa visione: Gesù, preso da compassione per le sofferenze del popolo, lo guarisce da malattie, infermità, spiriti cattivi, cecità; non solo, ma alla fine sfama la grande folla del popolo attorno a lui condividendo e moltiplicando i pani e i pesci (Mt 15, 29-37). La sua misericordia guarisce e sazia la fame e la sete, invita a un nuovo banchetto nella solidarietà e nell’amore. Proprio questa è la prova che lui è il Messia che deve venire. Come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di oggi, Gesù manda la sua risposta a Giovanni Battista, che gli chiedeva se è lui quello che aspettavamo. Gesù dice: “Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia!” (Lc 7, 19-23), chi ha fame viene saziato.

Oltre al banchetto, il profeta Isaia ci parla di un’acqua abbondante, che disseta e dà vita. Acqua da sopra e acqua da sotto. Nel ritornello del Salmo abbiamo ripetuto poco fa: “Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il giusto” (in latino si cantava: rorate caeli desuper…); e nel cantico della domenica scorsa, tutta pervasa dal tema della gioia, abbiamo letto: “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza”.

Ecco dunque, queste due grandi immagini della nostra attesa della salvezza: il banchetto per la nostra fame, per il popolo dei poveri di cui facciamo parte, il vino succulento, e l’acqua per irrigare il deserto delle nostre relazioni inaridite con Dio e con gli altri, e così estinguere la nostra sete.

Siamo così al cuore del messaggio del Congresso Eucaristico: acqua per rendere possibile la vita; mensa dell’Eucarestia, corpo e sangue del Signore, forza per il cammino e festa di comunione.

Le belle parole che costituiscono il motto del Congresso suonano: “Sono in te tutte le mie sorgenti”! Sono la conclusione di un Salmo (il Salmo 84) che ci presenta la città di Dio su un monte. Ad essa sono chiamati tutti i popoli perché tutti diventino cittadini di questa città - siano iscritti in un unico “libro dei popoli” – e il Salmo si conclude così: “danzando canteranno: Sono in te tutte le mie sorgenti”. Parole che non vanno solo dette, ma cantate danzando! Oltre all’ immagine delle sorgenti di vita, c’è dunque anche l’invito a tutti i popoli come a una grande festa: la salvezza che il Signore vuole donare è per tutti i popoli, nessuno escluso ed è un tempo di gioia prorompente.

Il tema del Congresso si completa con queste parole: “L’Eucarestia fonte della vita e della missione cristiana”. Alla mensa, al vino e all’acqua, non siamo invitati solo noi, ma tutti i poveri del mondo, a cui Gesù manda anche noi ad annunciare la buona notizia, tutti i popoli del mondo, senza confini. Questa diventa la nostra missione.

Nella lettura di Isaia che abbiamo appena ascoltato il Signore si presenta come colui che ha creato i cieli, ma si presenta anche come colui che ha fatto la terra “perché fosse abitata” dall’umanità, e dice con solennità: “Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra”.

Tutti i popoli, che - come abbiamo visto - sono presenti simbolicamente in questa chiesa, sono dunque invitati a trovare la salvezza in Gesù, che si fa cibo per tutti, ad attingere acqua di vita da lui, a riconoscersi chiamati insieme alla fratellanza, all’accoglienza, al dialogo, all’unità, alla comunione, alla pace. Dalla sorgente, che è Gesù presente nell’Eucarestia, nasce un grande fiume, che trasforma il deserto spirituale in luogo di fecondità, di opere e di costruzione di pace. Dobbiamo sentirlo come un invito e una promessa per le nostre comunità cristiane e umane, per l’Europa così divisa e disorientata, per l’umanità intera sempre travagliata da conflitti, da distruzioni, da catastrofi ambientali, da pandemie, da perdita di valori e di vita spirituale.

Allarghiamo dunque oggi da questa chiesa la nostra preghiera verso grandi orizzonti. Il Signore che si manifesta incarnato in mezzo a noi a Natale è lo stesso che si rende presente nell’Eucarestia, per rimanere con noi continuamente. Natale ed Eucarestia non sono misteri diversi; sono due modi di incontrare l’unico mistero di Gesù con noi. L’Eucarestia è la grazia del Natale continuata ogni giorno.

Ma permettetemi ancora una riflessione, per questa nostra e vostra assemblea di donne.

Sulla facciata di questa chiesa c’è un grande mosaico che rappresenta l’adorazione eucaristica. I cinque continenti sono rappresentati da figure femminili. Questa è un’antica tradizione pittorica. Ma io vi propongo di leggervi un significato spirituale che vi riguarda. Certamente anche gli uomini devono adorare l’Eucarestia, perlomeno i sacerdoti (ma non solo). Tuttavia nella tradizione della Chiesa sono state certamente molto più numerose le donne che hanno coltivato il senso religioso della presenza eucaristica del Signore e della sua adorazione; è stata una donna a iniziare nell’’800 il movimento che ha portato ai Congressi eucaristici internazionali (Emilie-Marie Tamisier). E possiamo pensare alle religiose contemplative, ma anche a quelle di vita attiva, come Madre Teresa che chiede molta adorazione alle sue figlie, e anche a tante laiche, che conosciamo bene e che frequentano o visitano la chiesa o rinnovano l’offerta del loro lavoro e della loro vita in unione con il sacrificio eucaristico …

Molti anni fa il Padre Arrupe - un Padre generale dei gesuiti di cui forse avete sentito parlare - mi aveva dato dei suoi appunti da ordinare per un discorso ai giovani sull’Eucarestia. Fra essi c’era il racconto di un piccolo fatto di quando era missionario in Giappone: vedeva una ragazza che molto discretamente scompariva spesso nella cappella e vi restava a lungo. Un giorno, incuriosito, le aveva chiesto: ”Ma che cosa fai tutto quel tempo?”. La risposta era stata molto semplice: “Non faccio nulla, sto”. Già: stare, saper stare alla presenza di Gesù. Senza essere ossessionati dal fare, oggi forse diremmo spegnendo anche il telefonino. Perché pure lo stare insieme senza troppe parole ha un valore. C’è un discorso del cuore. Parlare da cuore a cuore o anche stare in silenzio, come si fa quando si sta vicini a qualcuno a cui si vuole molto bene o a chi non può più parlare. Forse che questo non ha un valore? Molti uomini sono poco capaci di questo. A me sembra che anche le donne non lo siano sempre, ma probabilmente un poco di più sì. Se anche loro non ne saranno più capaci, avremo perso molto.

Devo terminare. Nel nostro Avvento guardiamo all’Eucarestia, per imparare da Gesù a condividere generosamente e gioiosamente tutto con tutti nel banchetto che deve essere aperto a tutti i popoli, in una comunità senza confini e riserve, ma anche per imparare a stare un poco con lui in ascolto della sua presenza e in ammirazione della sua misericordia e della sua venuta fra noi, affidando a lui la nostra vita e la nostra preghiera.

Perché sono in lui tutte le nostre sorgenti, sia quelle di noi tutti insieme, sia quelle personali di ognuno di noi.

Buon Avvento e Buon Natale”.

Alla fine della celebrazione S.E. il Sig. Eduard Habsburg-Lothringen ha pronunciato il seguente discorso, citando le parole di Papa Francesco in occasione della sua visita nella capitale ungherese, sottolineando l’importanza di custodire le radici del nostro continente:

“Vi saluto con grande gioia in occasione di questa Messa delle Nazioni che abbiamo celebrato insieme, nel ricordo del 52mo Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi a Budapest nel settembre scorso. Tale evento è stato sicuramente di altissimo significato per tutti quanti abbiano potuto parteciparvi, ma porta altresì un messaggio per tutta la Chiesa.

Il Congresso ha riunito rappresentanti di ben 85 nazioni, seppure con numeri limitati a causa della pandemia. Tuttavia la Chiesa cattolica è stata ben rappresentata nei suoi vari colori, nei suoi diversi riti, anche quelli orientali, nelle sue diverse spiritualità. Inoltre, ha visto una forte partecipazione ecumenica, basti pensare al Metropolita Ilarion del patriarcato di Mosca e a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. I capi delle Chiese del Medio Oriente vi hanno portato la propria testimonianza e sono venuti anche in quanto amici dell’Ungheria, che non manca di aiutarli esattamente nel modo che loro richiedono.

Durante il Congresso Eucaristico la Chiesa ungherese ha saputo mostrare e offrire alla Chiesa universale i propri tesori spirituali e culturali, che sono radicati nella tradizione e, allo stesso tempo, ravvivano la fede della comunità nel presente. Questo è stato sperimentato personalmente da Papa Francesco che ha voluto onorare con la sua presenza la chiusura del Congresso. Il Santo Padre ha riassunto così questa esperienza nel suo discorso a Budapest [cito]: “Il sentimento religioso è la linfa di questa nazione, tanto attaccata alle sue radici. Ma la croce, piantata nel terreno, oltre a invitarci a radicarci bene, innalza ed estende le sue braccia verso tutti: esorta a mantenere salde le radici, ma senza arroccamenti; ad attingere alle sorgenti, aprendoci agli assetati del nostro tempo. Il mio augurio è che siate così: fondati e aperti, radicati e rispettosi.”

Ci ha onorati il Santo Padre dicendo, nella sua intervista sull’aereo, “sono tanti i valori degli ungheresi”, e ha citato il senso ecumenico, la coscienza ecologica, l’impegno per la difesa della famiglia. Non a caso ha proseguito auspicando che l’Unione Europea ritorni alle proprie radici, al pensiero dei suoi Padri fondatori, rispettando la fondamentale uguaglianza dei Paesi membri ed evitando di essere strumento di “colonizzazioni ideologiche”. È stato su quest’ultimo punto che le Autorità ungheresi hanno chiesto espressamente l’aiuto, il sostegno di Papa Francesco: “affinché l’Ungheria cristiana non perisca”.

Il Congresso Eucaristico Internazionale, nel “cuore dell’Europa”, come ha lo ha definito Papa Francesco, porta un messaggio alla Chiesa intera. Sono felice che lo possiamo evocare proprio in questa bellissima chiesa, che per le sue stesse origini ha una vocazione sia eucaristica che internazionale.