Nome di copertura: Monello

09 Marzo 2021
Konstantin Szabó, camuffandosi qualcuno che va in visita, andava con un mazzo di fiori in mano ai corsi per diventare sacerdote.

Potremo sentire nell’ambito del Congresso Eucaristico, nel territorio della fiera Hungexpo la testimonianza del sacerdote greco cattolico Konstantin Szabó. Il nostro ospite, proveniente dalla Transcarpazia (facente parte dell’Ucraina) discende da parte paterna come da parte materna da famiglie di sacerdoti. È stato ordinato sacerdote in segreto, nel 1986.

Nel 1945, in seguito al provvedimento di Stalin il funzionamento delle chiese nell’Unione Sovietica è stato reso impossibile; molti sacerdoti greco cattolici, romano cattolici e calvinisti sono stati deportati nei lager della Siberia.

Nel territorio oggi facente parte dell’Ucraina sono stati perseguitati diversi chierici. Il potere sovietico ha costretto i sacerdoti greco cattolici ad attaccare il papa ed a fondersi nella chiesa ortodossa. Quelli che si opponevano a questo, sono stati uccisi o mandati al gulag. Lo zio sacerdote di Konstantin Szabó è stato fucilato per strada.

Contro il vescovo Tódor Romzsa che si è opposto alla dittatura, sono stati commessi due attentati nel giro di tre giorni, e il secondo gli ha costato la vita. Il padre di Konstantin Szabó è stato ordinato sacerdote da questo vescovo martire prima della sua morte avvenuta nel 1947. La famiglia Szabó, come molte altre famiglie di sacerdoti, è diventata un nemico del regime, scomunicata. Nel 1950 il padre, all’epoca giovane chierico è stato deportato ai lavori forzati ed ha potuto ritornare in Transcarpazia dopo cinque anni. La famiglia è vissuta dopo il 1958 a Beregszász (oggi Beregovo, Ucraina).

Fede nell’ambiente ateo

La chiesa greco cattolica, in seguito alle stragi, alle minacce, alla deportazione dei suoi sacerdoti „si è ritirata nell’illegalità” e funzionava in segreto fino al cambiamento di regime. Padre Konstantin ha visto la luce nel 1958 a Beregszász, una città della Transcarpazia. La sua infanzia non differiva da quella dei suoi coetanei, salvo un particolare: a scuola i giovani erano educati all’ateismo, ma lui in segreto, tra le quattro mura della loro casa ha sentito molto di Dio e serviva all’altare nelle messe celebrate dietro porte chiuse. Ha fatto l’esame di maturità, ha passato due anni in servizio militare di leva nell’esercito sovietico in Ungheria, poi ha frequentato una scuola per commercianti. Nel 1979 è tornato in patria, si è sposato e nella città di Ungvár (oggi Uzhhorod, Ucraina) ha cominciato una vita da laico.

Nel 1982, ormai come padre di famiglia ha iniziato gli studi di teologia presso dr. Elemér Ortutay, il quale aveva conosciuto bene il vescovo Tódor Romzsa che aveva ordinato suo padre.

Konstantin Szabó ha ricordato più tardi così quegli anni: „Lo frequentavo in segreto per avere un insegnamento privato, senza sapere quanti altri e chi insegnasse oltre me. Quando i molestamenti erano più frequenti, non portavo con me gli appunti, bensì dolci e fiori, come se andassi semplicemente a fare visita a qualcuno, inventando delle scorciatoie per seminare i poliziotti che ci spiavano.”

Il calice era un bicchiere di cristallo

Tutta la famiglia correva un grandissimo rischio. Le famiglie dei sacerdoti erano sotto stretta osservanza durante i decenni della dittatura.

„C’è stato un momento, quando qualcosa si è spezzato in me ed ho detto: non ce la faccio, lascio stare. Il signor Eelemér allora mi ha mandato una nota manoscritta: ’Monello – questo era il mio nome di copertura – attenzione a non sbattere con forza la porta, perché a volte è difficile poi riaprirla.’ Questo pensiero si è inciso in me” – ha evocato più tardi i quattro anni duri di studio Konstantin Szabó.

È stato ordinato sacerdote nel 1986, del qual fatto sapevano solo sua madre e sua moglie, non l’ha detto nemmeno ai suoi due fratelli maggiori. Loro l’hanno saputo solo alcuni anni più tardi, quando ha somministrato la santa comunione alla madre malata. Similmente a suo padre, poteva svolgere la santa liturgia nei primi alcuni anni solo in casa, nascondendo questo davanti ai vicini.

„Mi è stato regalato un antico antimension (velo reliquiario), l’ho steso sulla scrivania, il mio calice era un bicchiere di cristallo, il discos un piatto per dolci. Li tenevamo nell’armadio a vetro, tra gli altri vasellami. L’andamento e il testo della liturgia li ho scritti in un semplice quaderno.”- ha richiamato Padre Konstantin.

Dio è con noi!

Poteva celebrare pubblicamente la liturgia per la prima volta nel 1989, assieme a sedici sacerdoti e due vescovi. In quella occasione si è sentito prete per la prima volta.

„Ho celebrato la prima liturgia autonomamente il 13 maggio 1990, nel cimitero di Beregszász, siccome la nostra chiesa ci è stata restituita solo nel 1992. Eppure si è diffusa subito la notizia che a Beregszász si celebrava di nuovo la messa greco cattolica, e così la gente veniva anche da Déda, in diversi pullman. Abbiamo cantato insieme in diverse centinaia: „Dio è con noi”.

Lui e i suoi compagni hanno avuto il compito di ricostruire in Ucraina la chiesa greco cattolica dopo la dittatura comunista. Nel 2003 è stato nominato arciprete, però in seguito ad un infarto ha dovuto dimettersi. Fino al suo pensionamento è stato professore del Seminario Sacerdotale Beato Tódor Romzsa. Il seminario porta il nome della persona, durante il vescovato del quale i segreti si sono avviati.

Padre Konstantin in settembre farà una testimonianza nel territorio della fiera Hungexpo. Registrati e vieni a sentirlo!

Fonte: CEI