Sulla strada comune

30 Luglio 2021
Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli terrà un discorso in Piazza Kossuth l’11 settembre, prima dell’evento più spettacolare del Congresso Eucaristico Internazionale, la processione eucaristica con fiaccolata.

La comunità che vive all’isola Imbros conosceva Bartolomeo con il nome Dimitrios Archondanis: da bambino ha fatto il chierichetto, ha aiutato il prete del suo paese natale nel suo ministero.

Servizio sotto la pioggia, a cavallo di un asino

Nella Chiesa San Giorgio al centro del villaggio e anche nelle cappelle situate negli angoli lontani dell’isola il giovane Dimitrios ha sempre accompagnato il suo padre spirituale, padre Aszterios aiutandogli come chierichetto. Nei sentieri stretti, montuosi sono passati da una comunità all’altra con la pioggia, con il vento, il compito del ragazzo è stato portare gli oggetti, i contenitori della divina liturgia. Spesso sono stati presenti solo loro due nelle cappelle quando il padre suonava le campane.

Non voleva diventare prete

Da giovane chierichetto Dimitrios non ha sognato la vocazione sacerdotale ma ha vissuto la presenza mistica di Dio nella liturgia. La motivazione per diventare prete è stata fare qualcosa importante per la sua Chiesa. Dimitrios Archondanis ha fatto servizio nell’esercito turco, poi a 21 anni ha avuto la sua ordinazione sacerdotale. Nel 1991 l’hanno eletto alla guida del Patriarcato Universale come 270° successore di Sant’Andrea, con il nome Bartolomeo. Ha studiato a Roma, a Bossey ed a Monaco di Baviera. Dal 2013 il patriarca è stato posto sotto la protezione straordinaria della polizia perché hanno scoperto il piano di un attentato contro di lui, hanno arrestato diverse persone per questo.

Da Lui, attraverso Lui, verso di Lui

Il portale ortodoxszemle.org ha citato una testimonianza del patriarca in cui ha parlato della sua esperienza più importante nella vita: quando ha compreso che „siamo creati, la nostra vita è stata donata, in definitiva da Dio („tutto viene da Lui). Nella liturgia sperimentimo in modo straordinario la presenza di Dio e il fatto che siamo chiamati alla vita in Dio (tutto attraverso di Lui). L’Eucaristia significa ringraziamento, in cui la vita persegue verso di Lui (tutto verso di Lui). Il motivo per diventare sacerdote è stato il desiderio di vivere continuamente la presenza misteriosa di Dio nella celebrazione della Chiesa. La sua visione della vita è una vita cristiana nella presenza reale di Dio.

La causa santa

Bartolomeo viene spesso nominato „il patriarca verde”. Si impegna per l’alleanza panortodossa, per il dialogo ecumenico e per la protezione della natura. Parla sette lingue: greco, turco, italiano, tedesco, francese, inglese e latino. „L’unione tra i cristiani orientali e i cristiani occidentali è una causa santa” – sottolinea il patriarca. Per Bartolomeo è evidente che l’ortodossia appartiene all’Europa, alla cosidetta „civiltà occidentale”. L’ortodossia non è una civiltà orientale a parte dentro un quadro di un’Europa unita.

Depredato, oppresso

Il patriarca di Costantinopoli sin dal sesto secolo porta il titolo „ecumenico” ma il governo turco ancora oggi non riconosce questo. Il patriarca di Costantinopoli è la guida spirituale di 300 milioni di fedeli ortodossi. La sede di Bartolomeo I. sta in Turchia dove il 99 della popolazione è di religione musulmana, ci vivono soltanto 4 mila cristiani ortodossi. La comunità cristiana ortodossa, depredata dai suoi beni è una minoranza non gradita nel paese del Medio Oriente, le autorità turche hanno confiscato, hanno fatto chiudere le loro chiese, i loro monasteri, le loro scuole.

„Vogliamo bene al nostro paese”

Negli occhi delle autorità locali il patriarca è solo un vescovo. „Sentiamo che ci ritengono cittadini di secondo grado, non abbiamo gli stessi diritti dei nostri concittadini turchi” – ha detto Sua Santità in un’intervista a Greek City Times.

Alla domanda del giornalista – perché il leader di una comunità ortodossa di milioni di persone iniste di restare in un paese con 99 per cento della popolazione musulmana – il patriarca ha risposto: „Vogliamo bene al nostro paese, siamo nati qui e vogliamo morire qui. Sentiamo di avere qui la nostra missione che ci lega a questa terra da 17 secoli.”

Comunità eterna

Il patriarca non capisce perché le autorità turche non rispettano la loro comunità. „Ho incontrato diverse volte il primo ministro, mi sono rivolto a lui con dei problemi concreti, ho chiesto il suo aiuto. Ma invano” – ha dichiarato. Il leader religioso contesta che la sua comunità avrebbe mai sparito sulla terra: „Finora abbiamo sopravvissuto e crediamo nei miracoli”.

Il caso di Hagia Sophia

Per il capo religioso ortodosso è scioccante e rattristante la decisione con cui il presidente turco poco fa ha reso moschea l’Hagia Sophia che originalmente fu una cattedrale bizantina. „Che cosa dovrei dire come leader cristiano, patriarca di Costantinopoli? Ci divide questa eredità antica di 1500 anni invece di legarci” – ha detto Bartolomeo I.

Schisma nel 21° secolo

Il patriarca ha preso la sua decisione sull’autonomia della chiesa ortodossa ucraina l’11 ottobre 2018. Con il documento firmato ad Istambul ha ufficialmente riconosciuto la chiesa ucraina autonoma (autocefale), canonizzando la sua rottura dalla chiesa ortodossa russa con cui è stata unita sin dal 1686. La risposta della chiesa ortodossa russa è stata interrompere le relazini con il patriarcato di Costantinopoli, dichiarando che è impossibile conservare i legami eucaristici.

Una rottura dolorosa

Mosca e altre chiese ortodosse vede questa sua decisione presa ad Istambul come il più grande conflitto ecclesiastico nel cristianesimo dopo mille anni. Il patriarca Bartolomeo ha spiegato: „Purtroppo la nosta chiesa sorella ha interrotto i rapporti con noi per esprimere il proprio malcontento per la chiesa ucraina. Ma noi vogliamo bene alla chiesa russa nonostante tutto.” Ha aggiunto. „Tutti abbiamo sofferto per la rottura e vorrei che la relazione tra le nostre chiese fosse in breve tempo di nuovo caraterrizzata dalla pace e dall’amore”.

Legami con gli ungheresi

Il 20 agosto sarà 21 anni da quando la chiesa orientale onora il nostro re fondatore del paese come santo della Chiesa. Il nostro re Santo Stefano ha fatto riconciliare un conflitto durato dal 1054, quando il 20 agosto dell’anno 2000 il patriarca di Costantinpoli, Bartolomeo l’ha riconosciuto come santo della chiesa ortodossa. Ha canonizzato il nostro primo re della casa di Árpád e con lui anche il primo vescovo missionario, San Hierotheosz che arrivò nel nostro paese da Costantinopoli, ha fondato chiese, monasteri, ha battezzato Sarolt, la madre del re Stefano.

Un passo straordinario

Davanti alla Basilica di Santo Stefano in una santa messa solenne Sua Santità ha annunciato la bolla sull’onore del nostro primo re nella chiesa orotodossa come santo. La decisione del leader ortodosso è straordianrio anche perché sin dallo schisma avvenuto nel 1054 è senza precedenti che la chiesa ortodossa riconsca come suo un santo della chiesa cattolica romana. Possiamo dire che per riconoscimento del gesto che il patriarca è stato onorato non la Grande Croce della Repubblica Ungherese ed è stato eletto dottore ad honorem dell’Università Cattolica Pázmány Péter.

Orotodossi greci in Ungheria

Il Patriarcato Universale di Costantinopli ha il primato d’onore tra le 15 chiese ortodosse autonome. La chiesa sottomessa al patriarca d’Antiochia diventò autonoma nel 330, poi non tanto dopo diventò la seconda chiesa più importante dopo Roma. Il suo territorio è molto più piccolo di qióuello di prima, per ora ci appartiene la Turchia, la Grecia Settentrionale e alcune isole greche nel mediterraneo. Le comunità greche in diaspora, come anche quella che vive in Ungheria e anche le parrocchie ortodosse con fedeli ungheresi seguaci della tradizione bizantina sono sottomessa al patriarcato. In Ungheria durante il censimento del 2011 sono state 1701 persone che si sono identificati come di religione greco ortodossa.

Fonte: ortodoxszemle, Greek City Times, youtube, gondola.hu, Magyar Kurír, maltai.hu

Foto: Eszter Asszonyi (reformatus.hu)