Uscite nelle strade!

04 Agosto 2021
Come un giovane, destinato dalla madre alla carriera sacerdotale, si allontana dalla Chiesa, da Dio? Si capirà tutto dall’intervista a Moysés Azevedo!

Alla Radio Kossuth si è sentito un dialogo profondo e di ottima atmosfera con uno dei relatori invitati del Congresso Ecuaristico Internazionale, il brasiliano Moysés Azevedo, fondatore del Movimento Cattolico Shalom.

La prima parola di Gesù

Shalom! – così ebbe inizio lo scambio di e-mail tra l’intervistatore e l’intervistato. Perché una parola, conosciuta come un saluto ebraico, diventa importante per una comunità cattolica? – ha posto la domanda Zoltán Pásztor, giornalista-redattore della Radio Kossuth al fondatore della Comunità Cattolica Shalom. Moysés Azevedo è uno dei relatori invitati del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest di questo settembre, ha detto: „Shalom: questa è stata la prima parola con cui il Gesù risorto ha salutato i suoi discepoli.” Ha aggiunto che essa significa quella pace piena che Gesù intende donare al cuore dell’uomo. Il fondatore di movimento brasiliano ha detto anche che la gente cerca spesso la pace, la vera felicità, mentre queste si trovano tutte in Gesù, nel suo cuore aperto.

Che cosa è la vera pace?

Moysés Azevedo ha esposto anche che la vera pace è una profonda riconciliazione del cuore dell’uomo con Dio che significa riconciliazione anche con noi e con i nostri prossimi. „Gesù è il shalom del Padre per il mondo” – ha detto.

Una vita offerta a Dio

Durante l’intervista si è parlato anche della gioventù di Moysés Azevedo, del periodo quando aveva voltato le spalle alla Chiesa e a Dio. Era nato in una famiglia numerosa tradizionale brasiliana. Sua madre pregava molto per avere un figlio da offrire a Dio, ma aveva avuto cinque figlie. A quarantacinque era diventata di nuovo gravida ed era nato Moysés. Un figlio, con una missione

Lontano dalla chiesa, lontano da Dio

L’unico figlio della famiglia però era finito abbastanza lontanto da Dio. Considerava la chiesa e la religione al pari di un museo. Una volta lo hanno invitato in una comunità di giovani dove ebbe un incontro personale con Gesù. Di questo ha detto: „Mi aprì gli occhi e mi illuninò che era lui la felicità totale, la pace totale per il cuore umano. La Chiesa è la famiglia di Cristo e allo stesso tempo anche la mia famiglia. Nacque in me il desiderio di condividere con altri la grazia che avevo avuto.”

Voleva parlare al Santo Padre, ma non era capace di dire una parola

Moysés Azevedo ha sentito che nonostante il maggiore desiderio della madre la carriera sacerdotale non era per lui. Secondo la sua formazione e fisioterapista, ma non aveva mai lavorato nella sua professione. Nell’incontro eucaristico nazionale del Brasile nel 1980 fu uno dei giovani che ebbero occasione di offrire un dono a papa San Giovanni Paolo II. Il cardinale affidò a tutti il compito di inventare una sorpresa. Moysés pregò e nacque nel suo cuore la risposta: offrì al Santo Padre la sua vita che voleva dedicare all’evangelizzazione dei giovani. Lo scrisse in una lettera al papa e il suo progetto fu quello di consegnare la lettera al Santo Padre, accompagnandola con qualche frase. Però, trovandosi di fronte al papa, non poté proferire nessuna parola. Stava lì, di fronte al Santo Padre. „Mi ha benedetto, mi ha abbracciato. In quel momento non ho visto solo lui, ho visto la Chiesa, ho visto Cristo” – ha evocato l’esperienza dell’incontro di quarant’anni prima Moysés Azevedo.

Una strada attraverso il ventre

Molti pensieri e riflessioni precedettero l’azione con cui volle mettere in pratica l’offerta fatta al papa. Come si può rivolgersi ai giovani che non cercano un contatto né con Dio e tantomeno con la Chiesa? Moysés Azevedo riconobbe che la gioventù amava la pizza. Nell’estate del 1982 fu inaugurato il primo locale dove il consumo del piatto popolare fu legato all’evangelizzazione. Si invitavano i giovani ad un pezzo di pizza, si avevano bei dialoghi con loro e poi li portavano alla cappella attigua dove si svolgeva la perpetua adorazione. Dopo la pizza offrivano agli ospiti il pane venuto dal cielo, l’Eucaristia.

Presenza

L’incontro con il Gesù vivente ha spinto molti a legarsi alla Chiesa come ad una famiglia. „Dall’iniziativa è nata una cosa mirabile” – ha valutato i decenni passati Azevedo. Accoglievano tutti ed hanno formato un’immensa comunità, i cui membri sono presenti ora in più di trenta paesi del mondo. Li possiamo incontrare anche a Budapest.

La fede è presente nel cuore della gente

Nell’intervista si è parlato anche della situazione del cristianesimo. Moysés Azevedo ha ricordato il fatto che l’America del Sud aveva ricevuto il Vangelo dall’Europa e dai missionari che venivano da lì. Ora vediamo invece che il vecchio continente è una specie di deserto per la fede, mentre nell’America Latina possiamo incontrare la fede viva. Moysés Azevedo ha sottolineato: „Non guardo alla fede europea come ad una cosa del passato: ogni generazione ha bisogno del Vangelo, della forte testimonianza, perché la fede non è solo cultura ma è presente nel cuore della gente.”

Il fallimento dell’evangelizzazione non è quello dei giovani

Ha incoraggiato tutti a cercare a trovare un punto di contatto verso i giovani. Bisogna trasmettere loro la buona novella di Gesù. „Il fallimento dell’evangelizzazione non è dei giovani: se c’è un fallimento è quello della nostra generazione, perché non siamo riusciti a testimoniare il Signore in modo tale che toccasse il cuore dei giovani” – ha affermato il fondatore della comunità Shalom. In Europa – ha aggiunto, la fede non è morta, sta solo dormendo.

Oltre le mura

Circa le possibilità dell’evangelizzazione ha esposto che il Dicastero per i Laici, le Famiglie e la Vita di cui è membro lui, il fondatore della comunità, offre grandi possibilità. Secondo Moysés Azevedo nella nostra Chiesa e nella nostra vita il tempo attuale è assai importante. Ciò viene da una parte dal fatto che il Santo Padre venuto dall’Argentina rappresenta un’evangelizzazione piena di vita. Dall’altra parte viene dalla spiritualità missionaria con cui affronta il suo compito. L’uomo moderno deve essere raggiunto dalla Chiesa in maniera aperta, uscendo nelle strade: è lì che bisogna annunciare la buona novella.

Persone che hanno fame e sete

Il papa ha formulato un messaggio forte secondo Azevedo nella sua esortazione apostolica quando ha scritto che la Chiesa deve uscire dalle proprie mura e deve raggiungere la gente. Secondo il fondatore della Comunità Cattolica Shalom anche il Congresso Eucaristico di settembre trasmette questa intenzione. È così che si può parlare all’uomo di oggi: bisogna condividere con le persone che hanno fame il Pane della Vita e con le persone che hanno sete l’Acqua della Vita. Come lo dice anche il motto biblico dell’evento mondiale di Budapest: „Sono in te tutte le mie sorgenti”.

Potrai incontrare Moysés Azevedo anche personalmente l’8 settembre nell’Hungexpo. Registrati al Congresso Eucaristico Internazionale, registrati ai vari programmi!