È in corso un intenso lavaggio dei cervelli

30 Dicembre 2020
L’arcivescovo di Poznań, Stanisław Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca ha rilasciato un’intervista alla Radio Kossuth. Secondo il relatore invitato del CEI, i contenuti più profondi della Chiesa sono presenti nell’evangelizzazione.

La Radio Kossuth, ogni ultima domenica del mese trasmette un’intervista-ritratto con uno degli ospiti del Congresso Eucaristico Internazionale che possiamo ascoltare dopo una presentazione dal tono personale da parte di S.Em.R. Cardinal Péter Erdő, Primate dell’Ungheria. Questa volta si è svolto un colloquio con Stanisław Gądecki, il quale ha parlato anche dello sviluppo della sua vita di fede, delle sue tappe e dei suoi luoghi decisivi.
Nello scegliere la sua vocazione di vita, per Stanisław Gądecki era determinante l’effetto della comunità a cui era appartenuto da bambino e da giovane. Ha detto di questo periodo della sua vita: „Quando ripenso alla mia vita, sento che la chiamata al sacerdozio era presente in me sin dagli inizi. Il servizio dell’altare come chierichetto, l’Eucaristia, la confessione, il cammino dei sacramenti, in qualche modo tutto ruotava intorno alla Chiesa. Molto di più che intorno a qualsiasi altra istituzione.”

La fedeltà di Mindszenty

L’arcivescovo dal 2014 è anche presidente della Conferenza Episcopale della Polonia. Le sfide ed i problemi legati a questo compito lo avevano aiutato a conoscere meglio ancora la lotta di quei personaggi ecclesiali rilevanti, i quali si erano opposti ad un sistema dittatoriale. Ha raccontato di aver visitato sia la tomba di Jószef Mindszenty come quella del prelato croato Alojzije Stepinac. Secondo il suo parere, questi due cardinali erano stati molto vicini l’uno all’altro per quanto riguardava la loro mentalità e confessione di fede. Essi erano rimasti assolutamente fedeli alla disciplina ed alla dottrina cattolica. Il cardinal Mindszenty era stato un personaggio straordinario, siccome lui, quasi come risposta al sistema monopartitico del comunismo e del governo comunista, ha creato nella Chiesa il sistema monopartitico. A tutti i vescovi era vietato rilasciare dichiarazioni in questioni politiche e sociali, ne poteva parlare esclusivamente il cardinale. Grazie a questo aveva potuto mantenere un certo equilibrio. E molti lo ascoltavano.”
L’arcivescovo Gądecki ha aggiunto: „Noi allora non eravamo per niente coscienti, abbiamo capito solo molto tempo dopo, quando venivamo coinvolti nelle questioni di responsabilità della Chiesa quanta era stata la pressione che Mindszenty aveva dovuto sopportare. E qui non penso solamente al carcere, ma anche ai tempi posteriori, contro di lui c’era sempre stata, come dire, un’opposizione comunista. E lui doveva sopportare questo.”

Sull’eliminazione della coscienza cristiana

Durante il colloquio si è parlato anche del cardinal Wyszyński, il quale aveva dovuto svolgere delle trattative con le autorità comuniste, difendendo la Chiesa dalle intenzioni del potere oppressivo. Il prelato polacco aveva incoraggiato Stanisław Gądecki ad iniziare degli studi a Roma. Nell’intervista l’arcivescovo ha parlato anche dell’effetto che l’elezione di Giovanni Paolo II aveva avuto sugli eventi politici della Polonia. L’arcivescovo ha sottolineato parlando di lui, che era stato Giovanni Paolo II ad esporre una antropologia cristiana che parlava molto di più alla gente che non altri trattati di teologia.

La minaccia della secolarizzazione

Dalla conversazione si è capito che come ai tempi del comunismo, i dirigenti ecclesiastici devono affrontare anche oggi delle notevoli sfide. Secondo l’arcivescovo dobbiamo fare i conti con un rafforzamento della secolarizzazione. Ha detto: „A me sembra che le forze della sinistra polacca ed internazionale si concentrino ora a fare di noi una seconda Irlanda. A tagliare via il cristianesimo dalla coscienza polacca, come questo è successo in Irlanda precedentemente, un paese tradizionalmente fortemente cattolico.”

„È in corso un intenso lavaggio dei cervelli”

Stanisław Gądecki ha descritto la sua esperienza con la sua solita apertura. Ha dichiarato: „Un lavaggio dei cervelli duraturo e concentrato sulla Chiesa può ottenere molto. Ed ora è proprio questo in corso in Polonia. Cioè, la prima cosa necessaria è il coraggio.” Ha aggiunto che come primo passo conviene incoraggiare i polacchi. Anzi, ha definito anche il passo successivo. Ha detto: „Il 92 per cento dei polacchi è battezzato. Ma questo non significa che la maggioranza sia coraggiosa. La maggioranza annuisce a quel che dice la Chiesa e diciamo che è contenta se c’è qualcuno a difendere la dottrina cattolica – ma non vuole farlo in prima persona. Le manifestazioni attuali che si sono verificate dopo la decisione della Corte Costituzionale dimostrano che tutta questa dottrina per moltissime persone non ha nessuna importanza.”
L’arcivescovo ha osservato che perfino un tema come la difesa della vita è incomprensibile per questa minoranza. „Per loro è una cosa normale che ci deve essere l’aborto quando qualcuno lo desidera, in qualsiasi momento e tra qualsiasi circostanze. E ciò fa vedere che nonostante il catechismo a scuola, nonostante le prediche, è assai forte l’influenza culturale- mediatica. E questa non arriva più attraverso la televisione, bensì attraverso il mondo virtuale dei cellulari. E la gente pensa di essere intelligente perché ha accesso a tante notizie” – ha affermato Stanisław Gądecki. Secondo lui si intende confondere i polacchi tramite le notizie, i film, le serie televisive. Ha dichiarato: „La nostra situazione è peggiore rispetto a quella degli apostoli. Perché allora praticamente tutto il mondo era religioso. Ognuno aveva qualche dio.”

Sul cattolicesimo culturale

L’arcivescovo ha condiviso con gli ascoltatori anche i suoi pensieri sul cosidetto cattolicesimo culturale. Si tratta di un cattolicesimo curioso, ha spiegato nell’intervista, quando uno è presente nella chiesa ma non vi attinge nulla e se ne parte esattamente come era stato prima.

Stanisław Gądecki ha posto la domanda che sorge palesemente: come deve relazionarsi la Chiesa a questa situazione. Parlando di questo col cardinale polacco erano giunti a questa conclusione: „Non è possibile dire che il cattolicesimo culturale sia una cosa da buttare e che va bandito dalle chiese, perché vi rimangano solo le sante persone che non saranno in troppi.” Ha aggiunto che anche il Congresso Eucaristico ha un ruolo eminente per smuovere la nostra coscienza sul ruolo della stessa Eucaristia nella vita della persona cristiana. L’arcivescovo ha parlato anche dei pericoli del pensiero di sinistra che penetra la cultura, del fatto che per noi il primo compito è quello dell’evangelizzazione, siccome i contenuti più profondi della Chiesa sono presenti proprio nell’evangelizzazione.

Foto: Zita Merényi , Magyar Kurír