Non si può vivere nel sospetto

05 Ottobre 2020
A causa della pandemia l’Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) è stata organizzata on-line. All’assemblea ha partecipato anche András Veres, vescovo di Győr, presidente della Conferenza Episcopale Cattolica Ungherese.

Dopo le due giornate dell’incontro i vescovi dell’Europa hanno pubblicato un messaggio finale in cui si rivolgono alla Chiesa Cattolica che vive nel continente, ai cristiani delle diverse Confessioni, ai credenti di ogni Religione, a tutti i cittadini europei.
Hanno riflettuto non solo della pandemia e sulle sue varie ricadute ma anche sul futuro. I vescovi hanno mandato un messaggio a tutti i cittadini del continente come segue: „Lo facciamo con umiltà, sapendo che non abbiamo una sapienza nostra da portare, ma la Parola che Dio ha detto al mondo in Gesù Cristo, morto e risorto perché l’umanità avesse la vita eterna. Lo facciamo per senso di responsabilità come Pastori delle Comunità, sapendo che i nostri sacerdoti e fedeli si uniscono a noi, e consapevoli che la Chiesa dev’essere, per indicazione del Signore, sale e lievito nella storia.
Su questo tempo la nostra Assemblea ha pregato, ha riflettuto non solo per registrare ciò che accade con la pandemia e sulle sue ricadute nella vita di ciascuno, nel lavoro, nella società, nelle famiglie, nei rapporti tra Stati e Continenti, nella vita ecclesiale, ma anche sul futuro.
Non abbiamo, al riguardo, soluzioni pratiche che spettano a quanti hanno responsabilità pubbliche,
ma fa parte del nostro dovere pastorale richiamare alla coscienza personale e collettiva alcuni
atteggiamenti di ordine spirituale ed etico. L’edificio, infatti, della moderna civiltà deve reggersi su
principi spirituali, capaci non solo di sostenerlo, ma anche di illuminarlo e animarlo.


Ritorno alla piena comunione

Innanzitutto una fiducia riscoperta. Senza questo modo di essere non è possibile guardare al domani. La ragione della nostra fiducia di credenti è Cristo che ha portato la condizione umana e, attraverso la morte, ha riscattato la vita. Ogni giorno Cristo è presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, fonte della fiducia e dell’ansia apostolica e missionaria che ci invita a uscire, a andare fuori verso tutti. La mancanza dell’Eucaristia nel tempo passato è un richiamo al ritorno alla piena comunione nell’assemblea liturgica di oggi. Per tutti, la ragione della fiducia risiede nel cuore: nel profondo vive un desiderio di base, sa che non si può vivere nel sospetto e nella diffidenza, ma nel fidarsi degli altri e della vita.


Il virus e l’illusione di essere invincibili
In secondo luogo una solidarietà rinnovata tra le persone, i popoli e le Nazioni anche nella grave crisi occupazionale. Il Signore Gesù è la solidarietà di Dio. L’esperienza universale dimostra che ogni essere umano ha bisogno degli altri, che nessuno è autosufficiente: basta un virus invisibile per piegare l’illusione di essere “invincibili”. La nostra gratitudine va a medici, operatori sanitari, forze dell’ordine, volontari che, sull’esempio di Cristo, hanno sostenuto le popolazioni in difficoltà, specialmente i più deboli. Se la relazione fa parte della nostra natura, allora ogni chiusura agli altri per difendere se stessi, ogni interesse individuale, fino a lucrare sulle sventure, è contro la dignità personale, contro la collettività: è contro i diritti umani. Nessuno deve essere escluso, anche nella distribuzione del vaccino.

Davanti al dramma di tante persone rifugiate e migranti, è necessario lavorare insieme e continuare a dialogare con i governanti per difendere la vita e la dignità di ogni persona. Facciamo questo appello alla vigilia della Giornata Mondiale per i Migranti e i Rifugiati.


La Chiesa è presente
La ricerca di vie solidali per l’affronto delle difficoltà, come per la tenuta e la ripresa della normalità della vita, esprime la consapevolezza di essere gli uni accanto agli altri nel medesimo destino, ed esige forme concrete di espressione, anche verso il creato, per il quale siamo chiamati ad avere una rinnovata cura, perchè è l’opera di Dio data a noi come casa comune.

Sappiamo che il Continente sta percorrendo questa strada, e noi Vescovi incoraggiamo ogni sforzo per essere all’altezza del compito, ricordando la sua responsabilità di fronte al mondo che scaturisce dall’umanesimo cristiano all’origine della sua storia.
La Chiesa è presente e ha messo in campo ogni forma di vicinanza e di intervento. Essa ci sarà sempre, fedele al mandato del Signore. In questo orizzonte auspichiamo una soluzione pacifica in Bielorussia sulla via del dialogo e della riconciliazione. Altresì, siamo vicini alla popolazione del Libano, profondamente ferita dai recenti avvenimenti.
Alle nostre Comunità vogliamo esprimere la nostra ammirazione e l’affetto per la risposta pronta in questa situazione di crisi, e le esortiamo ad avere fiducia: spesso hanno lavorato insieme con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni.
Anche la ripresa della vita dei credenti richiederà pazienza e perseveranza. Il Signore Gesù opera nei cuori, scioglie i timori e attrae con il suo amore. Se ci saranno situazioni nuove da affrontare, forse difficoltá inaspettate, non dobbiamo temere. A noi tocca essere fedeli discepoli del Signore.
A voi, e all’amata Europa dei Popoli, il nostro saluto ricco di simpatia, affetto e preghiera.”


Fonte: CCEE, Magyar Kurír
Foto: CCEE; Pixabay