L’arcivescovo Okeke: Aiutando gli altri compi il lavoro di Dio

07 Dicembre 2020
La Radio Kossuth trasmette una serie di ritratti dei relatori del Congresso Eucaristico Internazionale. Attraverso la vita di Valerian Okeke, arcivescovo di Onitsha possiamo comprendere la situazione della gente nigeriana.

Si dice che la Nigeria è il paese degli estremi opposti. Un luogo dove nello stesso tempo possiamo sperimentare il cielo e l’inferno, la gioia e la tristezza, il successo e il fallimento, la nascita e la morte. In queste sovrapposizioni è presente con una forza elementare la fede, la gratitudine, la speranza.
„Se il Congresso Eucaristico Internazionale verrà organizzato nell’anno prossimo, vorrei venire in ogni caso, vorrei condividere la mia gioia e gratitudine con la gente ungherese” – ha scritto nel suo messaggio Valerian Maduka Okeke, arcivescovo di Onitsha, invitato all’incontro cattolico di Budapest dal cardinale Péter Erdő. Il Congresso Eucaristico Intenazionale per la pandemia è stato rimandato al 5-12 settembre 2021. Gécsek-Tóth Enikő della Radio Kossuth ha fatto un intervista-ritratto con l’arcivescovo.

Pandemia e carestia

Con la pandemia si è creato un legame profondo e stretto tra l’arcovescovato nigeriano di Onitsha e la comunità cristiana ungherese. A causa dei provvedimenti presi per la protezione dal coronavirus migliaia di famiglie sono rimaste senza lavoro, senza sussistenza. La carestia provoca più vittime che la stessa pandemia. Réka Fodor e András Csókay vanno regolarmente in missione medica nella regione. Ma dalla scorsa primavera la loro attività si è trasformata: invece della medicina si sono concentrati su interventi d’emergenza per evitare la catastrofe umanitaria. La comunità cristiana ungherese ha risposto al loro appello.

„Tantissimi sono rimasti senza lavoro, perché gli uffici e anche i mercati sono stati chiusi, perché in quei luoghi le persone stavano uno troppo vicino all’altro. Ma in questo modo non gli rimane niente per vivere. Non sono morte così tante persone per il coronavirus come in Europa, ma la pandemia ha aumentato la carestia. Per questo siamo molto grati per il lavoro dei missionari ungheresi” – ha detto l’arcivescovo Okeke alla Radio Kossuth parlando degli effetti del periodo della quarantena in primavera.

Girano per i villaggi, massacrano i cristiani

Tante persone sono minacciate non solo dall’indigenza ma anche dalla violenza. Secondo i dati del fondo di aiuti umanitari negli ultimi cinque anni sono stati uccisi 6 mila nigeriani, 12 mila sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Valerian Okeke ha detto: „Il movimento islamista Boko Haram minaccia il paese, soprattutto al nord-ovest della Nigeria. Nei tempi recenti sono arrivati altri gruppi organizzati da musulmani estremisti. Queste persone girano per i villaggi e sparano, massacrano i cristiani, soprattutto di notte. Alcuni li chiamano semplicemente banditi, ma il segno comune di questi gruppi è che sono tutti musulmani fanatici, estremisti. Devo aggiungere che in questo paese vivono tantissimi musulmani buoni, sono delle ottime persone. Ma i terroristi del paese sono tutti musulmani. Con questo non voglio dire che tutti i musulmani sono terroristi.”

Invano ci sono tanti giovani che vogliono studiare, il numero delle università non è sufficiente

L’arcivescovo Okeke ha parlato con entusiasmo dei suoi progetti: vorrebbe preparare tanti sacerdoti al servizio e cerca di risolvere il problema che tanti giovani desiderosi di studio possano andare all’università. Ha notato amaramente che nel paese non ci sono tanti istituti d’istruzione superiore. Il metropolita è deciso: „Ci sono tanti studenti che raggiungono la soglia di punteggio per andare all’università, ma il governo dice che da questa regione sono già ammessi tanti studenti agli istituti d’istruzione superiore, non ce n’è bisogno di più.
Secondo i loro risultati nello studio potrebbero frequentare l’università ma in realtà non lo possono fare perché non c’è posto, non ci sono università. Per questo vorrei che vengano costruiti più università, perché i giovani vengano istruiti per diventare medici, ingegneri, avvocati, professori ecc.” Vorrebbero migliorare anche il servizio sanitario.

La chiamata

L’arcivescovo Okeke sa bene che cosa significa la scuola, il contesto di sostegno dei genitori, dei professori, necessario per affrontare la vita con successo. Ha raccontato anche della sua infanzia, delle prime esperienze con la religione: „Mi sono impegnato gradualmente, sono stato sempre più attirato da Dio. Ovviamente la scelta è stata dell’Onnipotente, ma devo ringraziare anche i miei genitori e professori, loro hanno fatto tanto per il mio sviluppo. Hanno suscitato in me l’interesse per Dio. I miei genitori mi hanno portato alla santa messa in ogni fine settimana. Ho visto i preti pregare. Mi è piaciuto tanto quello che facevano. E con il tempo è maturato in me la decisione di voler fare quello che fanno loro.”
Da quando aveva otto anni faceva il chierichetto. In base ai punteggi nello studio l’hanno ammesso alla migliore scuola secondaria d’Africa che porta il nome Cristo Re. „Allora sapevo già di voler diventare prete. Ho parlato del mio progetto con il direttore della scuola e lui mi ha presentato al direttore del seminario minore. Così ho cambiato scuola, per diventare prete.”

Piangono davanti a me, chiedono cibo

Da sacerdote, ma soprattutto da arcivescovo deve fare molto per il bene della gente. „Sono tanti quelli che soffrono ma ci sono anche tante persone che vivono in ottime condizioni. Nigeria è il paese degli estremi opposti: ci sono tante persone molto ricche e tantissimi vivono in estrema povertà e carestia. I poveri vanno in chiesa, manifestano virtù.” Nella regione di Onitsha vivono 3 mila persone in otto province. Lui da metropolita e arcivescovo è responsabile anche per altre regioni, ci sono 10 milioni di persone sotto la cura della diocesi.
L’arcivescovo Okeke ha raccontato agli ascoltatori anche delle sfide quotidiane: „la sfida più grande è realizzare il benessere della gente. È molto duro vedere le folle di indigenti. Piangono davanti a me, chiedono cibo, medicine, sono malati, non sono capaci a pagare le spese dell’ospedale. Vogliono frequentare la scuole ma non possono pagare le spese scolastiche. Non c’è cibo per mettere sul tavolo, per dare come pranzo e cena alle loro famiglie. Queste sono le sfide quotidiane. Noi preghiamo per queste persone che tendono la mano verso di me, per supplicare aiuto, cibo.”

Messaggio per l’Ungheria

Il metropolita ha ringraziato tante volte per gli aiuti ricevuti dalla comunità cristiana e dal governo ungheresi. Anche alla radio pubblica ha espresso la sua gratitudine: „Gli ungheresi sono cristiani nelle loro azioni, con le loro donazioni hanno sostenuto in modo esemplare la nostra gente attraverso la Fondazione Afréka. Hanno aiutato i bisognosi, hanna offerto aiuti umanitari.” L’arcivescovo Okeke ha aggiunto: „La beneficienza è il re delle virtù. Aiutando gli altri compi il lavoro di Dio. Quando ti volgi verso i sofferenti con amore, testimoni la tua fede e trasmetti l’amore di Dio. Vorrei dire agli ungheresi di continuare questo bel lavoro.”

Il segreto della felicità

In Nigera tantissima gente frequenta le messe. Secondo il leader religioso più del 90 per cento dei 150 milioni di abitanti del paese partecipa agli eventi liturgici in ogni fine settimana. Il 20- 25 per cento degli abitanti sono musulmani, gli altri cristiani. Nonostante tutti i problemi, tutte le difficoltà le gente in Nigeria è molto felice. L’arcivescovo Okeke ha notato: „Questa felicità è radicata nella loro fede in Dio. La gente comune crede che tutto quello che fa Dio è buono. E crede che un giorno Dio trasforma le difficoltà in benedizione. Attendono quel giorno quando l’Onnipotente interviene, si manifesta nella loro vita e trasforma il dolore in gioia, le difficoltà in benedizione. La loro fede forma la loro speranza, e la loro speranza è la fede in un domani migliore, più luminosa. Così qui la gente è sempre felice perché crede che Dio non ha ancora del tutto compiuto il suo lavoro su di loro.”

Foto: facebook