Pur sdraiato per terra il suo sguardo era rivolto al cielo

01 Novembre 2020
Genitori che lavoravano duro e facevano tutto per i loro otto figli. Una famiglia in cui la fede era importante. Un figlio che all’età di 14 tuttavia si è rifugiato nell’alcool.

Georg Schwartz è cresciuto a Lichtenegg nella Bassa Austria insieme a sette fratelli. I genitori contadini hanno educato i figli a lavorare, sin dall’età giovane hanno partecipato ai lavori d’agricoltura, d’allevamento. „Nella nostra famiglia la fede è sempre stata importante. Abbiamo pregato il rosario, abbiamo detto la preghiera di ringraziamento prima dei pasti e la domenica siamo andati alla messa” – ricorda Georg Scwartz la sua infanzia.

Ho sentito vergogna per gli zingari che abbiamo accolto

La famiglia, pur vivendo in condizioni modeste, è stata esemplare nell’aiutare le persone bisognose. „Mia madra ha sempre dato qualcosa ai mendicanti e agli zingari nomadi. Succedeva che gli zingari pernottavano nella nostra stalla. In quel periodo ho sentito vergogna per questo, perché siamo stati gli unici ad accogliere questa gente. Adesso vedo che i miei genitori avevano dei cuori larghi.” Georg, dopo aver compiuto gli studi nelle scuole primarie si è iscritto in una scuola professionale per l’industria del legno, per diventare falegname. Nella vita del ragazzo appena quattordicienne oltre la formazione continua ci sono stati anche altri cambiamenti. Prima in fine settimana, poi anche nei giorni feriali ha cercato di ridurre lo stress con l’alcool. Il bere, le feste sono diventati parti delle sue giornate e questo ha lasciato le sue tracce anche nei risultati scolastici, poi quelli lavorativi.

La morte lenta e la morte improvvisa

„Avevo tanti problemi. Sono stato insoddisfatto e timido, non mi sentivo libero, rilassato, e mi sono sommerso nell’alcool. In quel periodo mi pesava la pressione sociale, la necessità di conformarsi. […] In realtà sapevo di dover ricostruire la mia vita partendo dalle radici e non solo abbandonare l’alcool. Poi ho spazzato questo pensiero sotto il tappeto”. Gli amici, le feste, l’alcool, la guida in stato di ebbrezza hanno portato ad una serie di tragedie. In un incidente stradale ha perso quattro amici. Ma neanche questo gli ha dato la spinta per cambiare la sua vita. Dopo questi eventi sua madre viveva in continua angoscia. „Di notte non ha dormito, aveva paura di un ulteriore incidente, della chiamata della polizia.” La madre e la sorella di Georg hanno pregato tanto per lui, avevano fiducia di una svolta, del cambiamento della vita del loro caro. „Ad un certo punto ho lasciato tutto quello che mi ha insegnato la famiglia, la fede. Sono diventato schiavo dell’alcool” – assume il suo passato.

Sono stato incapace di amare

Nel 1990, dopo la morte degli amici è arrivata una nuova tragedia, Georg ha perso la madre per un infarto. L’uomo di 23 anni dopo la morte della madre si è ancora sommersa nell’alcool. Ma la familgia non gli lasciava la mano. I suoi fratelli l’hanno portato a Medjugorje. Sebbene si sentiva estraneo tra i pellegrini, si è chiesto dentro il cuore se dovesse cambiare la vita. Dopo essere tornato a casa ha provato a guarire dalla sua malattia, ma questo suo tentativo è fallito. La sua passione ha rovinato la sua forza, non solo spirituale, ma anche quella fisica. Parla così di questo periodo: „Sono diventato un uomo senza scopo, solitario, triste. Sono stato incapace ad amare me stesso, Dio e gli altri.”

La mia passione, la sofferenza degli altri

Aveva solo 30 anni quando è stato ricoverato in psichiatria, per un programma di disintossicazione. Ha passato molto tempo nella cappella dell’ospedale, cercando la consolazione, piangendo, lamentando e discutendo con Dio. „Non ho lasciato per tutto Dio neanche nella fossa più profonda. Anche se mi avessi unbriacato come un animale, pur sdraiato per terra il mio sguardo era rivolto al cielo.”
Nel maggio del 1999 Georg ha lasciato la psichiatria. Per l’intervento ripetuto di suo fratello la sua strada l’ha portato a Kleinfrauenhaid, alla Comunità Cenacolo. L’organismo di Georg è stato pulito dall’alcool ma il profondo della sua anima è stato abitato dalla tristezza e dai rimorsi. „Non poteva essere un posto migliore per la mia purificazione del Cenacolo.” Georg aveva forti rimorsi per la morte prematura di sua madre: „Soffre anche la famiglia di quelli che soffrono di dipendenza. La croce della famiglia forse è ancor più grande del bevitore dipendente. Prima ho pensato di vivere la vita come voglio io. Sciocchezza! Nessuno vive per se stesso! Soffrono anche i genitori e i fratelli.”

Scuola di vita di auto-aiuto

Cenacolo, cioé mangiare insieme. Rita Agnese Petrozzi da tanti identificata come madre Elvira oppure la suora dei drogati, nel 1983 ha aperto la prima casa Cenacolo nell’Italia settentrionale, a Saluzzo (a 60 chilometri al sud da Torino). La Comunità Cenacolo accoglie giovani bisognosi di cura, prima di tutto dipendenti d’alcool e di droga, gli offre possibilità di ricominciare.
Madre Elvira con i suoi 84 anni vive nella casa madre della comunità a Saluzzo, dedica la sua vita alla preghiera, alla formazione delle giovani suore, alla visita dei fratelli. La comunità è aperta a tutti i bisognosi, a prescindere dalla nazionalità, dalla convinzione religiosa. Le regole della casa sono semplici: non c’è televisore, computer, sigaretta, alcool, medicina. Al posto di questi i giovani dedicano la loro vita al motto benedettino „Ora et labora”, prega e lavora. La Comunità Cenacolo si fonda sui valori cristiani, cioé non è un istituto terapeutico ma si definisce scuola di vita di auto-aiuto. La medicina è la comunità stessa. Cioé i giovani trasformano la loro vita senza medici, assistenti sociali e psicologi. Accanto al lavoro e la vera amicizia nella vita degli abitanti della casa la preghiera ha un ruolo centrale. I desiderosi di guarigione passano di solito due anni in comunità e quasi tutti riescono a liberarsi dalla dipendenza. La Comunità Cenacolo oggi ha più di sessanta case in diciotto paesi.

Cinque anni

Madre Elvira ha fatto trasferire Georg in Italia, alla casa madre di Saluzzo, con lo scopo di allontanarlo ancora dalla sua vita di prima. „Sono entrato in comunità ma non parlavo italiano. Non ho capito una parola, tuttavia sapevo che quello che dice è vero.” Dopo aver vinto le difficoltà d’inserimento, Georg ha trovato presto amici e casa nella comunità. Ha iniziato di nuovo a lavorare da falegname. Dopo cinque anni – in Italia poi a Medjugorje – passati con la conoscienza di se stesso e di guarigione Georg ha fatto i voti perpetui, ha deciso di fare il missionario nel suo paese.

La preghiera di 25 drogati

Insieme ai suoi amici conosciuti in comunità hanno deciso di costruire una casa più grande a Kleinfrauenhaid per i giovani che soffrono di dipendenze. Dopo una lunga attesa e tante preghiere hanno avuto il permesso, molti amici volontari, appassionati membri della comunità si sono aggiunti per lavorarci. Ci volevano due anni per creare il nuovo centro. Durante i lavori di costruzione Leopold è venuto in contatto con la comunità. L’artigiano è arrivato ateo ma per effetto delle persone che lo circondavano si è convertito. Si è gravemente ammalato e Georg gli ha regalato un cero pasquale dicendo: „Quando stai male, accendi il cero. Allora saprai che 25 drogati stanno pregando per te.”
Con Cenacolo Leopold, prima di morire, ha trovato Gesù e ha regalato una mucca alla comunità, per segno della sua gratitudine. Nella comunità di Kleinfrauenhaid oggi 30 giovani stanno guarendo dalle dipendenze. Oltre la preghiera fanno tanti lavori che gli offre soddisfazione: ceramica, preparazione di formaggi, lavori di falegnameria, cucina, sport e giardinaggio.
Georg Schwartz oggi sostiene la guarigione, il reinserimento dei giovani. „Prima una discesa lenta… poi arriva il punto quando ti trovi in fondo. Sono grato a Dio per aver toccato il fondo. Se fossi stato un po’meglio non avrei accettato l’aiuto.”


Tra il 5 e il 12 settembre 2021 Georg Schwartz partecipa da relatore al Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest.


Fonti: cenacolo.at, youtube, radiomaria.at, kathtube.com